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La formazione dei carcerati è la chiave per la loro reintegrazione sociale e lavorativa

Marios Vryonides
Il Prof. Vryonides è il rettore dell’Università europea di Cipro. È un sociologo specializzato in educazione e metodi di ricerca. il Prof. Vryonides, oltre ad essere un insegnante, è uno studioso di fama internazionale che da anni approfondisce il tema della formazione nelle carceri in tutta Europa lavorando con educatori e detenuti. Collabora con il Dipartimento Penitenziario di Cipro e con il Carcere di Nicosia. il prof. Vryonides e i suoi colleghi del Carcere di Nicosia fanno parte del progetto Convicts Upskilling Pathways (CUP), co-finanziato da Erasmus +, assieme ad altre organizzazioni partner italiane, greche ed olandesi. Abbiamo chiesto al Prof. Vryonides di spiegarci perché è importante educare e formare i detenuti e quali siano gli obbiettivi del progetto CUP.

Victor Hugo disse: “Colui che apre una scuola, chiude una prigione”. Cosa significa? Qual’è il valore aggiunto delle attività educative e formative all’interno degli istituti di pena nel ventunesimo secolo? 

Le parole di Victor Hugo hanno un valore rilevante ancora oggi. L’istruzione offerta nelle carceri è un modo per rafforzare le persone offrendo loro nuove conoscenze e competenze, laddove magari proprio la mancanza di tali competenze potrebbe aver contribuito a determinare i percorsi criminali i. Molti studi dimostrano che una percentuale significativa di uomini e donne detenute ha poche competenze: quasi il 50% dei carcerati non ha infatti alcuna qualifica. Come prevedibile, la mancanza di competenze e qualifiche limita significativamente le prospettive di lavoro dei detenuti dopo la scarcerazione. I programmi di istruzione e formazione nelle carceri, in particolare quelli rivolti ai giovani detenuti, possono aiutare a facilitarne il reinserimento in società, prevenendo la recidiva fornendo loro le competenze necessarie per poter entrare nel mondo del lavoro.

 

Quali sono stati i maggiori ostacoli che ha incontrato nell’attuare programmi di istruzione e formazione all’interno delle carceri? Come li ha superati?

Quando si implementano programmi di istruzione e formazione nelle strutture carcerarie, è necessario comprendere il contesto unico e le dinamiche degli ambienti carcerari. Ad esempio, potrebbero insorgere problemi di sicurezza o eventi imprevisti (ad esempio rivolte, violenza, ecc.) che si ripercuotono negativamente sulla programmazione delle lezioni nelle scuole in carcere e delle altre attività educative. In tali occasioni, la migliore strategia è collaborare con l’amministrazione penitenziaria ed avere pazienza. Una volta che si torna alla normalità, le attività educative possono riprendere gradualmente.

Un altro problema è l’assenza di una connessione a internet nelle carceri a causa della rigida normativa in tale materia.  Ciò non consente agli educatori di utilizzare i moderni strumenti di Learning Management Systems per le attività di didattica a distanza adatte ad alunni adulti.  Questo si può in parte ovviare scaricando materiale didattico in anticipo e lavorando in modalità off-line. ”

 

Che obbiettivi si pone il progetto Convicts Upskilling Pathways per i prossimi tre anni?

“CUP è un progetto che può avere un grande impatto, specialmente sui giovani che non desiderano altro che reintegrarsi nella società, tornando ad avere una vita normale lontano dal carcere e dal crimine. Solamente dando loro le competenze necessarie per poter trovare un impiego potranno avere uno reddito fisso evitando così la tentazione di tornare a delinquere. Oltre all’obbiettivo generale, CUP conta di elaborare strumenti di valutazione per permetterci di misurare l’impatto degli interventi educativi sui detenuti e poterne valutare il reinserimento sociale.”

 

Come può un progetto come CUP contribuire a cambiare e a portare avanti il dibattito sulla formazione dei carcerati? 

Se le istituzioni penitenziarie ambiscono davvero ad avere una funzione riabilitativa e solo coercitiva verso i detenuti, devono assolutamente promuovere progetti come CUP che agevolano il reinserimento sociale. Gli interventi educativi e formativi nelle carceri contribuiscono a creare un impatto sociale positivo nel breve e nel lungo termine.  Nell’immediato, possono rendere l’esecuzione della pena più sopportabile ricreando un contesto che ricordi la vita al di fuori delle difficoltà e dello squallore del carcere. Questo può aiutare i detenuti emotivamente più fragili, siano essi uomini, donne o giovani. Nel tempo, queste attività possono incidere positivamente sulla recidiva permettendo ai detenuti di poter tornare a vivere in società nel pieno rispetto della legalità”

 

Personalmente, cosa pensa di imparare dalla sua esperienza in CUP?

Spero di aumentare la mia conoscenza dei migliori approcci per rapportarsi ai detenuti, soprattutto ai più giovani. Ogni caso e ogni persona sono unici e vanno gestiti con estrema cura ed attenzione.  Gli obiettivi di ciascun detenuto vanno personalizzati in base al loro profilo e vanno monitorati nel tempo al fine di documentare i cambiamenti e i miglioramenti. CUP persegue questo fine e punta a condividere ciò che impareremo con i colleghi in tutta Europa e oltre in modo che possano beneficiare dell’esperienza di CUP. “